Giorgio Pasotti legge un brano da “La peste” di Albert Camus.
“Anche in questo caso, però, la reazione dell’opinione pubblica non fu immediata, l’annuncio che nella terza settimana di peste si erano contati 302 morti rimaneva, infatti, qualcosa di astratto.
In primo luogo forse non tutti erano morti di peste e in secondo luogo nessuno sapeva quante persone morissero alla settimana in tempi normali. La città contava 200.000 abitanti, nessuno aveva idea se quella percentuale di decessi fosse nella media, si tratta, anzi, del genere di dettagli di cui non ci si cura mai nonostante l’indubbio interesse che presentano. In un certo senso all’opinione pubblica mancavano i termini di paragone. Solo con il passare del tempo, constatando l’aumento dei decessi, ci si rese conto della verità….”
Pubblicata nel 1947 in forma di tragedia in cinque atti, “La peste” è forse la cronaca più attuale dei giorni che l’umanità sta vivendo.