KHORA.teatro Teatro Stabile d’Abruzzo
presentano
Romeo e Giulietta
di
William Shakespeare
con
Lucia Lavia Antonio Folletto
e con
Alessandro Preziosi
nel ruolo di Mercuzio
scene costumi
Marta Crisolini Malatesta Irene Monti
luci musiche
Pietro Sperduti Giacomo Vezzani
regia
Andrea Baracco
PERSONAGGI E INTERPRETI
Romeo Antonio Folletto
Giulietta Lucia Lavia
Mercuzio Alessandro Preziosi
Frate Lorenzo Gabriele Portoghese
Balia Elisa De Eusanio
Paride Mauro Conte
Tebaldo Laurence Mazzoni
Benvolio Dario Iubatti
Principe Giacomo Vezzani
Padre Capuleti Woody Neri
Madre Capuleti Roberta Zanardo
Padre Montecchi Roberto Manzi
Madre Montecchi Alessia Pellegrino
Il tour 2016-2017
Dal 19 al 23 luglio 2016 VERONA Teatro Romano
Dal 3 al 5 febbraio 2017 FANO Teatro della Fortuna
Dal 7 al 12 febbraio 2017 FIRENZE Teatro della Pergola
Dal 14 febbraio al 5 marzo ROMA Teatro Eliseo
Note di regia
These violent delights have violent ends
In Romeo e Giulietta (la cui stesura va collocata nel 1592-94 e la prima rappresentazione nel 1595) c’è una sorta di ossessione del tempo; l’intera vicenda infatti si svolge in appena quattro giorni, da un Lunedì di Luglio al Giovedì della stessa settimana, e a questa velocità non c’è spazio per alcuna correzione, non si inciampa, si cade, ci si rompe il collo e si perde la vita. Giulietta passa in quattro giorni da bambina a donna matura, Romeo da ragazzo imbevuto di amor cortese a vendicatore, Mercuzio da vitalistico funambolo del linguaggio a cadavere; per di più in una delle fonti del dramma, senz’altro quella più saccheggiata da Shakespeare The Tragicall Historye of Romeus and Juliet (1562) di Arthur Brooke, un poemetto di circa tremila versi, l’azione si svolge in diversi mesi. Cosa spinge quindi Shakespeare ad accelerare così vorticosamente il tempo dell’azione? “Non c’è tempo” o meglio “il tempo è scaduto” sembrano sussurrarsi di continuo tra loro i personaggi, o almeno tutti quelli che possiedono ancora gambe per correre, gli altri invece, i genitori, il Principe, la Chiesa, rimangono seduti in luoghi ben protetti ad osservare, immobili.
Un irriducibile antagonismo sociale avvicina Romeo e Giulietta più ad una tragedia borghese che ad una tragedia della vendetta o simili; caratteristica tipica della tragedia borghese è quella di porre in scena personaggi non aristocratici in scene di vita famigliare; i Capuleti e i Montecchi sono ricchi borghesi e nel testo c’è ampio spazio dedicato alle loro abitudini domestiche; Shakespeare pare denunciare soprattutto lo spirito mercantile e pragmatico del borghese, tutto teso a fare sfoggio della propria raggiunta posizione sociale, preoccupato solo del vantaggio economico della propria famiglia. Va inoltre considerato come nel testo l’ostilità che diviene conflitto e che alla fine si trasforma in morte copre uno spazio molto ampio rispetto a quello, in apparenza più manifesto ed evidente dell’amore. Sia Romeo che Giulietta, più Giulietta che Romeo, le differenze tra i due personaggi sono abissali tanto da far riflettere sul perché del loro amore, ma questo è un altro discorso, mettono ferocemente in discussione quel patto col mondo, quella specie di abitudine ereditaria, di convenzione prolungata che i loro padri, o sarebbe meglio dire che la generazione precedente ha stipulato e che non sembra aver proprio alcuna voglia di ritrattare. C’è un universo adulto che osserva impassibile il dimenarsi forsennato dei propri figli che inciampano di continuo e che ogni volta, con ginocchia sempre più sbucciate e il corpo sempre più livido, si rialzano e riprendono il passo; e così Romeo e Giulietta diviene luogo di morti violente, quasi accidentali.
Romeo e Giulietta è anche la tragedia di Mercuzio, essere ambiguo e pornografico, né maschio né femmina, che più di ogni altro sente l’innata inadeguatezza e allora folle, rincorre versi e costruisce mondi, finché pazzo di gelosia si lancia come Aiace su una lama ben affilata. Shakespeare elimina troppo presto Mercuzio, perché egli è un intruso, perché egli è un essere monologante, perché con lui tra i piedi non è possibile alcuna tragedia. Perché è lui ad essere la tragedia. Romeo muore e allora Giulietta non può continuare a vivere; muore Paride, muore Tebaldo e muore Mercuzio, l’unico tra i “figli” a sopravvivere è Benvolio, colui che mai entra nei conflitti, che mai è motore o vittima delle azioni e situazioni. Benvolio è colui che osserva, che si mette a distanza e poi narra. Benvolio è l’unico tra i giovani a sopravvivere perché utile all’universo adulto, perché attraverso i suoi racconti, i grandi, vengono informati dei fatti senza tuttavia correre il rischio di partecipare ai conflitti; Shakespeare lo situa opportunamente in una dimensione ibrida là dove le tragedie diventano innocue, in quella soglia in cui si hanno le orecchie sul palco e gli occhi in quinta. L’universo adulto ascolta Benvolio; l’universo adulto ascolta ma non vede le morti dei propri figli e alla fine, come in una sorta di metafora perfetta, decide di devitalizzare per sempre le giovani passioni ergendo mute statue che si lasciano osservare, su cui all’occorrenza si potrà piangere e che rimarranno immobili e smetteranno, una volta per tutte, di correre dietro alla Regina Mab costruttrice di sogni.
Andrea Baracco
La coproduzione
Khora.teatro e TSA rinnovano la comune progettualità dopo i successi come “Cyrano” e “Don Giovanni” intendendo proseguire nel solco di altri fortunati allestimenti scespiriani nell’ambito dell’ L’Estate teatrale Veronese nei quali all’alto gradimento del pubblico ha fatto riscontro l’interesse della maggiore critica nazionale, dando continuità al progetto di portare in scena grandi classici del teatro, rivolti ad un vasto pubblico popolare, pur strizzando l’occhio nel confezionamento editoriale ai nuovi linguaggi del teatro europeo.
La decisione di questa coproduzione nasce non solo dall’occasione di realizzare un evento nell’ambito delle celebrazioni del quattro centenario scespiriano, ma soprattutto da una considerazione “artistica” che attiene ai contenuti dell’immortale dramma shakespeariano ed ai valori che tutto lo staff creativo, guidato da un regista di solida esperienza come Andrea Baracco, intende esprimere nella messa in scena.
Come dimostrato in altre produzioni è obiettivo del progetto unire al raffinato e corretto utilizzo di un apparato tecnologico che comprende soluzioni multimediali innovative, ma sempre contestualizzate, con la direzione di numerosi attori sul palcoscenico, che anche in questo frangente e per precisa scelta etica e formativa, sono scelti con provini su parte privilegiando il talento e la qualità attoriale.
Riguardo alle caratteristiche produttive si è pensato di affidare al regista un cast di attori e di creativi dalla comprovata esperienza e professionalità per i quali parlano i curriculum delle opere realizzate, ma anche soprattutto l’apprezzamento con cui pubblico e critica saluta i loro lavori, al fine di concretizzare una innovativa visione dell’adattamento e della messa in scena in linea con un teatro realmente europeo a cui da sempre il lavoro di Khora.teatro e del TSA aspirano con determinazione.
La storia
Il dramma shakespeariano verte sull’angosciante susseguirsi di eventi che si oppongono all’unione dei due innamorati: Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, rampolli delle due famiglie più potenti della città di Verona.
La storia comincia con una rissa di strada tra le servitù di due nobili famiglie, veronesi diivise da un atavica rivalità viene interrotta dal principe il quale annuncia che, in caso di ulteriori scontri, i responsabili pagheranno con la vita. Quando Paride, un giovane nobile, chiede a Capuleti di dargli in moglie la figlia Giulietta questi gli permette di farle la corte.
Il rampollo dei Montecchi, Romeo, è innamorato di Rosalina, una Capuleti la quale, per un voto di castità, non vuole corrispondere alle attenzioni di Romeo. Mercuzio e Benvolio cercano invano di distogliere Romeo dalla sua malinconia, quindi lo convincono ad andare mascherati alla casa dei Capuleti, per puro divertimento. Romeo, che spera di vedere Rosalina al ballo in maschera ,conosce invece Giulietta.
I due ragazzi si scambiano poche parole, ma sufficienti a farli innamorare l’uno dell’altra. Prima che il ballo finisca, la Balia rivela a Giulietta il nome di Romeo e Romeo apprende che la ragazza è la figlia dei Capuleti.
Romeo si congeda dai suoi bravi amici e, rischiando la vita, si trattiene nel giardino dei Capuleti dopo la fine della festa. Durante la famosa scena del balcone, i due ragazzi si dichiarano il loro amore e decidono di sposarsi in segreto.
Il giorno seguente, con l’aiuto della Balia, il francescano Frate Lorenzo unisce in matrimonio Romeo e Giulietta, sperando che la loro unione possa portare pace tra le rispettive famiglie.
Tebaldo, cugino di Giulietta e di temperamento iracondo, incontra Romeo e cerca di provocarlo a un duello. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio raccoglie la sfida. Tentando di separarli, Romeo inavvertitamente permette a Tebaldo di ferire Mercuzio, che muore augurando “la peste a tutt’e due le famiglie”. Romeo, nell’ira, uccide Tebaldo per vendicare l’amico.
Il Principe condanna Romeo a lasciare la città prima dell’alba altrimenti sarà messo a morte. Giulietta disperata, chiede alla Balia di trovarlo, portargli il suo anello e chiedergli di incontrarla per l’ultimo addio.
I due sposi riescono a passare insieme un’unica notte d’amore. All’alba, si separano e Romeo fugge a Mantova.
Giulietta apprende dai suoi genitori della data fissata per le nozze con Paride e, al suo rifiuto, viene verbalmente aggredita dal padre, poi, fingendo un ravvedimento, va a confessarsi con frate Lorenzo.
Per sfuggire alle sorti di una vita lontana dall’amore, Giulietta beve una pozione che le consente di sembrare morta per molte ore. Romeo, non avendo ricevuto la notizia dell’inganno, crede di aver perduto la sua amata per sempre e nel dolore si avvelena. Terminati gli effetti dell’incantesimo, Giulietta si sveglia dal sonno di una finta morte e vedendo il corpo esamine dello sposo segreto, si pugnala, finendo nella tragedia più commovente l’esito dell’umana follia generata dal rancore.