LENTA NON È LA LUMACA A PESCASSEROLI

Nell’ambito della Rassegna "Alice nel paese del teatro" va in scena a Pescasseroli, mercoledì 9 agosto, in piazza Duca degli Abruzzi, alle 18,30, una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Terrateatro LENTA NON È LA LUMACA testo e regia Ottaviano Taddei.
Lo spettacolo "Lenta non è la lumaca" prevede il coinvolgimento di Stefania Scartozzi, attrice diversamente abile che, in scena, affiancherà l’attrice professionista Cristina Cartone.
Fin dalla sua nascita, gli operatori di Terrateatro hanno voluto occuparsi di teatro inteso come strumento di socializzazione e di affermazione delle proprie possibilità. Il lavoro proposto mette a frutto una lunga esperienza realizzata per oltre 15 anni all’interno del Centro Diurno della Val Vibrata, dove sono stati realizzati vari spettacoli con l’obiettivo fondamentale di inclusione sociale e si inserisce nel filone che riconosce il protagonismo di persone con svantaggio, le quali, proprio attraverso l’arte attoriale, possono superare limiti, affermare il proprio Io, incontrare gli altri. Questo può avvenire soprattutto attraverso l’atto creativo e i suoi principi fondamentali. Il Teatro, inteso come una drammaturgia che pone in atto un’azione, ha evidenziato il corpo come strumento primario da cui far partire la ricerca sulle possibilità espressive dell’Attore. E’ dal corpo che si parte per il nostro lavoro di ricerca, in ogni situazione, a maggior ragione con attori che usano il linguaggio non verbale come linguaggio primario: il corpo come strumento di conoscenza. Questo è il punto di partenza di un processo di ricerca che si spinge ai confini di un nuovo linguaggio espressivo legato ad individui solitamente esclusi dai processi artistici e creativi. "Pensiamo che il teatro con attori portatori di handicap sia una nuova frontiera espressiva, che riesce a darci una precisa visione della contemporaneità." dice Ottaviano Taddei, "Parliamo di un Teatro che faccia esprimere la soggettività, quindi non l’identità tra due elementi, ma l’ambiguità, il dubbio, la complessità. Attraverso l’evento teatrale, questo nuovo attore non ricerca la falsità delle cose, ma vive la vera vita, quella che si confonde con le strutture e le sovrastrutture, ma che pure esiste e aspetta di essere presa in considerazione.
Siamo di fronte ad un fenomeno teatrale, se così possiamo chiamarlo, che va ben al di là della semplice fruizione di piazza: vale a dire che gli spettacoli con attori disabili sono di alta qualità artistica, rigorosi, emozionanti, con tematiche contemporanee. Parlano, cioè, di temi moderni, vicini al nostro vissuto quotidiano e al vissuto interiore. A quella parte di noi, cioè, che elabora la quotidianità attraverso le emozioni e la propria, intima visione delle cose.
Gli spettatori che possono usufruire di questa esperienza, hanno una grande fortuna: possono ancora, in quel frangente effimero che è lo spettacolo teatrale, pensare e sognare: niente di più banale? Forse il contrario, se l’approccio è quello di un bambino, nel momento dello "spettacolo speciale" ci sentiamo autorizzati ad essere emotivamente felici, anche quando prevale in noi ( e può capitare, è un pericolo incombente) un senso di pietà, seppur cristiana, verso chi sta peggio; ebbene, è lì che sentiamo aleggiare un "pieno" che ci riappacifica col mondo. Dobbiamo dire che questa magia la si possa vivere soltanto dove c’è autenticità, ed ecco ciò che accade: sul palcoscenico, tra quegli attori portatori di handicap psichici o fisici, c’è verità.