Home / NEWS / LENTA NON È LA LUMACA A PAGLIARE DEL TRONTO
Pubblicato il 30 Marzo 2017

LENTA NON È LA LUMACA A PAGLIARE DEL TRONTO

Il Teatro Stabile d’Abruzzo presenta a Pagliare Del Tronto (AP), Sala Parrocchiale Teatro Beniamino Gigli, il 3/4/5 aprile, alle ore 10.00, LENTA NON È LA LUMACA, testo e regia Ottaviano Taddei. con Cristina Cartone e Stefania Scartozzi,
La nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Terrateatro, prevede il coinvolgimento di Stefania Scartozzi, attrice diversamente abile che, in scena, affiancherà l’attrice professionista Cristina Cartone. Fin dalla sua nascita, Terrateatro ha voluto occuparsi di teatro inteso come strumento di socializzazione e di affermazione delle proprie possibilità. In questo senso, il lavoro che proponiamo mette a frutto una lunga esperienza realizzata per oltre 15 anni all’interno del Centro Diurno della Val Vibrata, dove sono stati realizzati vari spettacoli con l’obiettivo fondamentale di inclusione sociale.
Da molti anni il lavoro di ricerca di alcune compagnie teatrali italiane è fortemente legato anche ad artisti portatori di handicap. Esiste, cioè, un teatro che riconosce il protagonismo di persone con svantaggio, le quali, proprio attraverso l’arte attoriale, possono superare limiti, affermare il proprio Io, incontrare gli altri.
Questo può avvenire soprattutto attraverso l’atto creativo e i suoi principi fondamentali.
Il Teatro, inteso come una drammaturgia che pone in atto un’azione, ha evidenziato il corpo come strumento primario da cui far partire la ricerca sulle possibilità espressive dell’Attore. E’ dal corpo partiamo per il nostro lavoro di ricerca, in ogni situazione, a maggior ragione con attori che usano il linguaggio non verbale come linguaggio primario.
Questo aspetto favorisce la possibilità di usarlo come mezzo attraverso il quale porre in atto un processo di autodefinizione elevando il corpo a strumento di conoscenza. Questo è il punto di partenza di un processo di ricerca che si spinge ai confini di un nuovo linguaggio espressivo legato ad individui solitamente esclusi dai processi artistici e creativi.
Pensiamo, pertanto, che il teatro con attori portatori di handicap sia una nuova frontiera espressiva,  che riesce a darci una precisa visione della contemporaneità.

Parliamo di un Teatro che faccia esprimere la soggettività, quindi non l’identità tra due elementi,
ma l’ambiguità, il dubbio, la complessità. Attraverso l’evento teatrale, questo "nuovo attore" non
ricerca la falsità delle cose, ma vive la vera vita, quella che si confonde con le strutture e le
sovrastrutture, ma che pure esiste e aspetta di essere presa in considerazione.
D’altro canto, in questi anni, alcune idee si sono affermate dentro di noi. Innanzitutto, siamo di
fronte ad un fenomeno teatrale, se così possiamo chiamarlo, che va ben al di là della semplice
fruizione di piazza: vale a dire che gli spettacoli con attori disabili sono di alta qualità artistica,
rigorosi, emozionanti, con tematiche contemporanee. Parlano, cioè, di temi moderni, vicini al
nostro vissuto quotidiano e al vissuto interiore. A quella parte di noi, cioè, che elabora la
quotidianità attraverso le emozioni e la propria, intima visione delle cose. Insomma, gli spettatori
che possono usufruire di questa esperienza, hanno una grande fortuna: possono ancora, in quel
frangente effimero che è lo spettacolo teatrale, pensare e sognare: niente di più banale? Direi il
contrario, se l’approccio è quello di un bambino. Intendiamo dire che lì, in quel momento di quello
spettacolo speciale, ci sentiamo autorizzati ad essere emotivamente felici, anche quando prevale
in noi ( e può capitare, è un pericolo incombente) un senso di pietà, seppur cristiana, verso chi "sta
peggio"; ebbene, è lì che sentiamo aleggiare un "pieno" che ci riappacifica col mondo. Crediamo
che questa magia la si possa vivere soltanto dove c’è autenticità. Ecco ciò che accade: sul
palcoscenico, tra quegli attori portatori di handicap psichici o fisici, c’è verità.