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Pubblicato il 22 Settembre 2010

LA PAROLA DEL MERCANTE A PESCARA

Va in scena da giovedì 23 a sabato 25 settembre, alle 21,15, a Villa Sabucchi, Pescara, nell’ambito de "La torre del Bardo" quinta edizione, "La parola del mercante" da "Il Mercante di Venezia" di William Shakespeare, regia di William Zola, la nuova coproduzione del Teatro Stabile d’Abruzzo con il gruppo teatrale il Mosaico e la collaborazione della Provincia di Pescara.

"La Parola del Mercante" è uno degli allestimenti che prende vita nell’ambito del "Progetto Abruzzo" la nuova attività che il TSA propone in collaborazione con le amministrazioni provinciali e che offre sinergie e sostegno alle realtà più prestigiose e dinamiche del panorama teatrale abruzzese.

"Il primo pensiero-idea che mi ha ispirato la lettura dell’"originale" saggio di N. Fano "Gli italiani di Shakespeare" -racconta il regista William Zola- è stato quello di portare in scena (a più riprese) i personaggi, le figure, le storie, i tipi italiani che il grande bardo ha consegnato all’eternità in almeno quindici sue opere ufficiali.
Mi piace pensare con orgoglio a questa verità e come ben dice Fano, Shakespeare ha capito perfettamente com’eravamo e come siamo ancora oggi nel bene e nel male.
L’idea centrale del nostro lavoro teatrale vuole evidenziare questo aspetto storico-antropologico dove lo spettatore potrà godere, sorridere, dissentire, etc… su come il drammaturgo inglese ci ha visto e descritto, esaltandoci e denigrandoci, salvando e dando grande spessore alle donne italiane.
È in questo contesto che scopriamo per la prima volta in teatro la figura di John Florio italo-inglese vissuto a Londra tra il 1553 ed il 1625.
La rapidità di questa nota impone una sintesi che fa torto al nostro personaggio, Florio grazie alle sue origini italiane (il padre), alla sua cultura classica, studia a Tubinga e a Oxford, rappresenterà per almeno quaranta anni un punto di riferimento importante per la società inglese della sua epoca assettata e ammaliata dalla cultura Rinascimentale italiana.
Insegna italiano, scrive e traduce testi famosi dell’epoca dall’italiano all’inglese: Machiavelli, Boccaccio, Dante, Petrarca, etc… diventa precettore culturale della grande Elisabetta, fornisce agli autori di teatro, storie, profili dell’italianità, se ne avvantaggeranno Ben Jonson, Marlowe e soprattutto Shakespeare.
Si potrebbe continuare a lungo per evidenziare la statura intellettuale di Florio in quel tempo ma ci fermeremo qui, lo ritroveremo in un’altra occasione teatrale e intanto grazie proprio alla magia del teatro lo scopriamo un poco adesso interpretando il suo testamento spirituale che recita:

"That loved better to be poet than to be counted so"

Nel mercante di Venezia sembrerebbero convivere e fronteggiarsi un mondo fatto di buoni e cattivi, ebrei e cristiani, colpevoli e innocenti. Ma non è così.
Alla fine dell’opera avvertiamo una netta sensazione che tutti i personaggi condividano lo stesso destino, il dolore di Shylock, la solitudine di Antonio, il mondo favolistico di Belmont concretamente schiacciato dalla dura realtà di Venezia città stato. Ne risulterà un’umanità fragile che invocherà la misericordia come dirà Porzia nel suo grande discorso e la condizione umana che prende coscienza di essere chiusa nella sua precarietà esistenziale.

In caso di pioggia, si terranno nel Teatro Auditorium del Conservatorio musicale "Luisa D’Annunzio", in viale Bovio.

 Gli interpreti:

Il doge di Venezia – Tubal: GIUSEPPE POMPONIO
Antonio, mercante di Venezia: PIETRO BECATTINI
Bassanio, suo amico, corteggiatore di Porzia: MATTEO FEBO
Porzia, signora di Belmonte: LEA DEL GRECO
Shylock, ebreo di Venezia: SILVANO TORRIERI
Nerissa, ancella di Porzia: TIZIANA DI TONNO
Graziano – Solanio, amici di Antonio e Bassanio: FABIO FUSCO
John Florio: RENATO GRILLI
e con GEOFF WARREN