Va in scena, nell’ambito della decima edizione del Festival della Comunicazione di Camogli, giovedì 7 settembre, alle 22.00, Teatro Sociale, “La misteriosa fiamma della Regina Loana” dal romanzo di Umberto Eco, adattamento e regia di Giuseppe Dipasquale.
In scena Ninni Bruschetta (Giambattista Bodoni, detto Yambo), Viola Graziosi(Paola, moglie di Yambo), Antonello Angiolillo (Gianni Laivelli, poi anche Gragnola e Ming), Cesare Biondolillo (Il dottor Gratarolo, poi anche Il Duce e Flash Gordon), Giulia Di Quilio (Sibilla, poi anche Lila e Regina Loana), Edilge Di Stefano (Nicoletta, figlia di Yambo, poi anche Josephine Baker), Chiara Catalano (Carla, figlia di Yambo, poi anche Dale Arden), Gabriella Casali (Amalia, governante della casa di Solara, poi anche Mary Poppins). La musica originale è di Giorgio Conte. Una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo con Taormina Arte e Teatro dei 99.
“La misteriosa fiamma della Regina Loana” è un viaggio nell’assenza: di memoria, di relazione, di identità, di consapevolezza dell’essere e di coscienza di vita. Tuttavia questa mancanza, questa Melanconia, è vissuta come un gioco di costellazioni erudite, una doppia vita di Yambo, quella della memoria semantica, che dovrebbe metterlo in connessione con la memoria episodica dove si sarebbero conservate i frame del suo vissuto, ma di cui egli sembra non serbare alcuna traccia. Il senso che la lettura del romanzo trasmette assomiglia alla possibilità di guardare il protagonista che guarda se stesso dall’esterno di una stanza dove un altro se stesso, diremmo quello vero, è rimasto rinchiuso, e scoprire di volta in volta che dalle finestre di quella stanza egli possa intravedere chi era, cosa faceva, cosa amava o detestava come e cosa vivesse.
Il Festival di Camogli celebra il suo primo decennio di storia con un tema fondamentale quale è la Memoria: quella straordinaria attitudine della mente, del corpo e dello spirito che è parte integrante del nostro essere, strumento indispensabile per costruire l’identità delle persone e dei popoli. Tema carissimo a Umberto Eco, padre nobile del Festival, la Memoria è un’arte da coltivare e un muscolo da allenare, ancora di più in un contesto in cui i media si interessano sempre più al presente e sempre meno al passato. ‘Noi stessi siamo la memoria. La memoria è l’anima’, esortava Eco, alludendo alla nostra, ormai consueta, abitudine a relegare l’esercizio stesso della memoria a forme digitali e al web”.