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Pubblicato il 07 Luglio 2003

Franco Ricordi è il nuovo direttore del TSA

Vento di novità per il Teatro Stabile d’Abruzzo: alla guida di uno dei teatri pubblici più in fermento nel panorama nazionale è stato nominato Franco Ricordi, intellettuale di formazione filosofica conosciuto per aver proposto negli ultimi anni sui palcoscenici italiani riletture di grandi opere (dall’"Amleto" di Shakespeare all’"Anfitrione" di Kleist, ad "Orgia" di Pasolini) con verve innovativa e creativa.

Allievo di Eduardo De Filippo, di Luca Ronconi e poi di Gabriele Lavia, Ricordi ha caratterizzato la nuova direzione artistica con una impostazione del lavoro in qualche modo ispirata al grande teatro europeo: stanzialità, repertorio classico ed istituzione di una figura che risulta inusuale per il teatro pubblico italiano, quella del "dramaturg".

Significativi i primi interventi di politica culturale a favore di un nuovo corso del modo di pensare al teatro, un teatro politico, ma non politicizzato (autentico protagonista fino ad oggi della scena nazionale); ideologico (basato cioè sul pensiero occidentale insito nella grande drammaturgia classica, dalla nascita della democrazia preconizzata nell’"Orestea", all’attualissima diatriba fra potere e verità dell’"Edipo Re"), ma non marxista; corruttibile (perché fatto di materia deteriorabile), ma non corrotto.

Ambizioso il progetto: rinnovare il "fare teatro" in Italia partendo dal teatro pubblico tradizionalmente "terra di dinosauri".

– Né con le avanguardie, né con i dinosauri –, ha dichiarato Ricordi – lo abbiamo dimenticato, ma è una lezione che già ci aveva dato Amleto. Dall’Abruzzo possiamo parlare all’Italia: basta con le lobbies della cultura, vere e proprie associazioni a delinquere, anche se non finalizzate al "furto dell’avere", ma al ben più subdolo "furto dell’essere". In questo piccolo Teatro Stabile, fortissimo a livello istituzionale, il cui Presidente è il Presidente della Regione Giovanni Pace ed il Vice Presidente è l’Assessore alla Cultura del Comune di L’Aquila Pierluigi Tancredi, ho trovato la libertà per una espressione svincolata dalle egemonie culturali, il poter proporre sul palcoscenico ad esempio "Edipo Re", il classico dei classici, sublime per quanto banale, eppure mai rappresentato dal nostro teatro. Ho trovato lo spazio per istituzionalizzare un "dramaturg", nella persona di Giuseppe Manfridi, importantissimo per la ricerca sul linguaggio scenico, non solo creativo, ma anche documentale, una figura in stretto contatto con il resto d’Europa, che legga le nuove proposte, cerchi, ci stimoli…-