DON GIOVANNI

Stagione Teatrale Aquilana 2014/2015

AUDITORIUM GUARDIA DI FINANZA
Martedì 31 marzo ore 21,00 Turni A e B tutti
DON GIOVANNI
di Molière
traduzione e adattamento Tommaso Mattei
scene Fabien Iliou
costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Andrea Farri
luci Valerio Tiberi
regia Alessandro Preziosi
con Alessandro Preziosi, Nando Paone
supervisione artistica Alessandro Maggi
la nuova produzione del TSA con Khora.teatro

Quando il mare è agitato, i flutti spumeggianti formano un tale turbinio di immagini, quasi degli esseri viventi, ed è come se fossero questi esseri a mettere in moto i flutti; e tuttavia, al contrario, è l’agitarsi dei flutti a formarli. Così Don Giovanni è un immagine che compare costantemente ma non acquista mai contorni né consistenza; un individuo che è formato costantemente ma non viene mai compiuto, e nella cui storia non s’apprende nient’altro se non s’ ascolta il fragore dei flutti.
Søren Kierkegaard

Don Giovanni è un mito senza tempo, estremamente moderno, rielaborato innumerevoli volte in diverse epoche e da differenti personalità artistiche, ma nonostante di Don Giovanni si sia tanto scritto e discusso, il personaggio non si lascia definire, resta per così sfuggente.
Il desiderio di riproporre oggi una visione originale di questo classico nasce dalla consapevolezza che il personaggio disegnato è ancora oggi di grande attualità e dalla volontà di renderne palpabile il processo creativo che lo ha fermato nel testo di Moliere con la prospettiva visionaria di dar luogo a qualcosa di inesplorato e di ripercorrere con occhi contemporanei il viaggio di chi ci ha preceduto.
L’obiettivo di una regia pensata come nel cinema oggi si fa con il tridimensionale è di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi, facendo materializzare sotto i loro occhi, uno dei più affascinanti archetipi letterari della cultura occidentale.
La messa in scena riunisce quindi sotto la sua egida il piano realistico della commedia e quello tragico e fantastico/simbolico del soprannaturale, che racchiude la morale finale tipica del canovaccio di Tirso, tendendo ad esaltarne l’estremo vitalismo anche quando l’invito al godimento dei sensi sembra solo prendere origine dal tedium vitae e dal vuoto interiore.
Don Giovanni, con la sua frenesia, il suo essere oltre, il suo slancio vitale e il suo destino di morte, attira tutti gli altri personaggi, sia uomini che donne; anche quando lo odiano o lo negano, non fanno che pensare a lui, parlare di lui, agire per lui.
Il protagonista è un personaggio seducente, figura ricca di controluce, sempre in scena, autentico funambolo del trasformismo, come se ad ogni conquista cambiasse pelle, che incarna nel suo continuo muoversi nello spazio intermedio tra vero e falso, la quintessenza di un vizio sempre tristemente di moda, dall’ipocrisia.
Il vero peccato di Don Giovanni però non sta nel suo comportamento irrispettoso, bensì nel pensare impunemente di doversi confrontare solo con la giustizia terrena, dove forte dei suoi privilegi riesce sempre ad avere la meglio divenendo l’emblema, dell’intelligenza strategica messa al servizio degli inganni e del disprezzo verso il mistero della vita.

Alessandro Preziosi