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COSI’ E’ SE VI PARE
Regia di Giulio Bosetti
Con Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Luciano Roman

“Un sogno: vidi in esso un cortile profondo senza uscita, e da questa immagine paurosa nacque Così è (se vi pare). Un incubo”. Così Luigi Pirandello sulla sua commedia; oggi parla Giulio Bosetti che sceglie di metterla in scena per la prima volta nella sua lunga carriera: "Pur rispettando le intenzioni dell’autore, il mio non sarà uno spettacolo che segue alla lettera ciò che è scritto sulla pagina, consapevole del fatto che lo stesso Pirandello corresse ripetutamente il copione originale. Ho cercato di scoprire i significati più nascosti. Alcuni passaggi mi sono sembrati particolarmente importanti. Intanto, i tre personaggi esterni, sopravvissuti di un devastante terremoto, paiono dei revenant, spettri che provengono da un luogo ignoto, destinati a ripetere di continuo un dramma appassionato. Il testo continua a lanciare segnali che prefigurano una distruzione totale. Inquietante risulta il legame tra la signora Frola e il signor Ponza: il loro rapporto parla una lingua d’amore. C’è una battuta di Laudisi, in cui il raisonneur ribattendo all’osservazione di Amalia, che ricorda come Ponza venga a trovare la suocera ogni sera, esclama: “Sospettate forse che facciano all’amore, suocera e genero?”. Sembra una frase sarcastica, sfuggita per caso, invece Pirandello non manca di sottolineare ancora l’ambiguità di tale corrispondenza in una didascalia della scena finale, laddove i due si allontaneranno “abbracciati” e, “carezzandosi a vicenda tra due diversi pianti, si ritireranno bisbigliandosi tra loro parole affettuose”. A mio parere l’autore allude ad uno scontro-incontro a tre: da una parte sta una donna velata, la vittima solitaria, dall’altra si intuisce la passione irrazionale tra una donna di una certa età e un uomo di trentaquattro anni.
L’interrogativo sulla verità si scontra con le parole dei personaggi, che si contraddicono di continuo, che non sanno dare una risposta chiarificatrice alle domande degli inquisitori; la menzogna continua a girare dietro le affermazioni dei tre sconosciuti e mette in luce l’ipocrisia della società che li accoglie e li vuole giudicare, e l’ansietà che pervade l’animo di ogni componente. Rimane piuttosto un’ambiguità diffusa, che dimostra come la verità non possa essere afferrata. La vicenda scorre e si articola in un ambiente semplice e lineare; alla fine, la luce cresce fino a farsi abbagliante.
Così è (se vi pare) è qualcosa di più di un’indagine in un salotto borghese; e l’azione non si concentra solo sull’azione di uno o più protagonisti. Le tre figure estranee stanno dentro la nostra realtà, pronte ad inquietarci. Rimane un chiarore bianco, come un surrogato della verità, come uno schermo sul quale scorrono le ombre di coloro che non si vedono, ma che sono sempre tra noi."