CHINA DOLL LA NUOVA PRODUZIONE DEL TSA IN PRIMA NAZIONALE ALL'ELISEO

Va in scena in Prima nazionale, dal 5 al 24 aprile 2016, nel prestigioso Teatro Eliseo di Roma, la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in coproduzione con Teatro Eliseo, China Doll, sotto scacco, di David Mamet, traduzione di Luca Barbareschi, regia di Alessandro D’Alatri, scene di Matteo Soltanto, costumi Anna Coluccia, musiche originali Riccardo Eberspacher, luci Umile Vainieri, con Eros Pagni e Roberto Caccioppoli.
China Doll è una commedia a due (a tre, considerando anche il telefono) in cui l’estro celebrato nel mondo di David Mamet (Premio Pulitzer nel 1984) porta all’estremo la vocazione maschile alla menzogna; la sola arma di cui il protagonista è capace per difendersi dal capovolgimento degli eventi.
"Quando lessi China Doll per la prima volta, nel gennaio 2015, – spiega il regista Alessandro D’Alatri – era un testo inedito e nella sua versione originale. Su qualche pagina della copia cartacea c’erano ancora delle correzioni fatte a mano da Mamet. Non avevo altre informazioni se non che lo aveva scritto per Al Pacino e che a fine anno avrebbe debuttato a Broadway. Me lo aveva passato Luca Barbareschi che lo aveva ricevuto direttamente dalle sue mani. Ero a New York e dire che ero emozionato è dir poco. Cominciò così questa avventura.
Il titolo non ha nulla a che vedere con le bambole cinesi. È un modo di dire americano che significa qualcosa come "un vorticoso pastrocchio", "un aggrovigliarsi di eventi non prevedibili", "un improvviso gran casino"… Potrei continuare a lungo poiché in italiano un modo di dire così preciso non c’è.
Rende però l’idea su quello che accadrà a Mickey Ross nel corso dei due atti. Lui è un potente uomo d’affari che, dopo una vita di grandi successi, ha deciso di mettere da parte tutto il cinismo e la voglia di arricchirsi per dedicarsi a qualcosa che apparentemente non ha mai conosciuto: l’amore per una giovane e affascinante donna. Anziché un diamante le ha acquistato, come regalo di matrimonio, un jet da 60 milioni di dollari che chiama "il giocattolino". Tutto sembrerebbe andare per il meglio, ma rapidamente, la situazione s’ingarbuglia.
David Mamet, maestro indiscusso del teatro di parola contemporaneo, con questo suo ultimo testo, proprio attraverso un sapiente uso delle parole, ci conduce in un percorso rivelatore dei meccanismi e delle logiche del mondo della politica, della finanza e della giustizia. E di conseguenza del nostro inconsapevole vivere.
I due atti si svolgono in un unico ambiente: come fosse un non luogo dove gli spazi sono determinati più che dalle materie dalle tecnologie. In un continuo utilizzo di telefoni, cellulari e computers mister Ross e il giovane assistente Carson riescono a dare corpo ai caratteri di un folto gruppo di personaggi, non ultima la giovane donna intorno a cui gira l’intera vicenda.
Sulla scena però si realizza anche il confronto tra il vecchio squalo e il giovane apprendista rivelando la collisione di mondi che, come placche tettoniche, inevitabilmente potrebbero generare grandi modificazioni. Ma come tutti i grandi mutamenti l’autore lascia aperto il dubbio: quale sarà il risultato finale?
Un testo che richiede un notevole esercizio professionale, soprattutto sapendo che era cucito su misura per un grande interprete. Chi poteva essere in Italia il coetaneo di Pacino per età e talento? È stato facile. Con Eros Pagni avevo girato Americano Rosso, il mio primo film. Ritrovarsi è stata una gioia. Per il giovane Carson, avevo bisogno di altrettanto talento e rigore: l’ho trovato in Roberto Caccioppoli.
Come in un moderno ‘Re Lear’, Pagni mette in scena il dramma di un Re che, decisosi ad abdicare in nome della serenità, viene invece costretto a sfoderare nuovamente tutta la propria arroganza e crudeltà. Un’interpretazione indimenticabile.
Nelle pieghe di questo dramma si ride molto, altra prerogativa dell’autore, proprio perché il potere, quando messo in crisi, mostra tutta la propria comica fragilità.
«Viviamo in una nazione infelice. Come popolo siamo gravati da un’immagine terribile di noi stessi…» scrive Mamet in un suo libro di qualche anno fa indicando nel teatro l’opportunità per ritrovare un’autostima che riconduca la società americana ad un equilibrio. Che sia un buon suggerimento anche per noi?".
Eros Pagni, mostro sacro del teatro italiano, è nato a La Spezia nel 1939 e dopo gli studi all’Accademia d’arte drammatica di Roma inizia la sua carriera recitando al Teatro Stabile di Genova. Nel 1964 l’esordio cinematografico con un piccolo ruolo in Amore in quattro dimensioni.
Pagni lavora al fianco di icone del cinema italiano come Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi (Le piacevoli notti, 1966 – I nuovi mostri, 1977) ed è diretto da registi quali Lina Wertmüller, Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola (La cena, 1998, "Nastro d’Argento" come miglior attore non protagonista).
Sempre impegnato anche in teatro, recentemente vince il premio "E.T.I., gli Olimpici del teatro" (2006) come miglior attore per Morte di un commesso viaggiatore e il premio "Gassman" (2008) come miglior attore per lo spettacolo La famiglia dell’antiquario. Nel 2011 è in scena con Aspettando Godot. Nel 2012 debutta al Napoli Teatro Festival con Igiene dell’Assassino prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo. Con il Teatro Stabile di Genova nel 2015 va in scena con Il Tartufo di Moliére.
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