CENERENTOLA E LO SPECCHIO
filosofavola noir
scenografie Ivan Medici/Scenotecnica Lanciavicchio
oggettistica Scenotecnica Lanciavicchio
animazione grafica Viola Di Pietro
disegno luci Antonio Silvagni
drammaturgia e regia Stefania Evandro
con Stefania Evandro, Armando Rotilio, Alberto Cantucci, Rita Scognamiglio
La casa di Cenerentola – ora regno della Matrigna – diventa l’arena di combattimento tra i diversi punti di vista sulla realtà vissuta dai personaggi, e tra gli opposti ruoli da essi giocati: quello della servetta che si sente buona (e così sembra), quello della matrigna (che maligna appare) e l’altro giocato dalle sorellastre (grottesche icone dell’ “essere o sentirsi brutta”).
La struttura drammaturgica cerca di stimolare interrogativi rispetto ai pregiudizi che istintivamente nascono dalla lettura abituale della fiaba: la bellezza deve essere sempre premiata? La bellezza significa anche bontà? La bellezza è solo avere un bel viso o può derivare anche da elementi interiori dell’essere umano?
Il parteggiare istintivo dei bambini per il personaggio percepito come più buono- anche se non sempre portatore di ‘buone’ azioni – diventa elemento vitale dello spettacolo nel disvelamento di una verità ulteriore che si nasconde dietro le apparenze e i costumi dei personaggi, e dietro il ruolo imposto ad essi dalla fiaba; e man mano spunta tra i rami il dubbio che per essere buoni e meritare un destino diverso non basta solo essere belli, apparire tali o avere il piede della misura giusta.
Lo specchio che è in scena diventa simbolo quindi della riflessione intesa nel duplice senso: reale e fisico -guardare la propria immagine e quella degli altri in quanto pura apparenza- e la riflessione intorno al proprio modo di essere e vivere.
Pur centrando l’attenzione su temi profondi e complessi, lo spettacolo racconta la storia di Cenerentola, la Matrigna e le Sorellastre con un linguaggio allegro e divertente.