Biancaneve è una delle fiabe più note, narrata più volte in varie forme in tutti i paesi e le lingue d’Europa. Spesso conosciamo la storia, soprattutto ai nostri giorni, della fanciulla e dei sette nani che, in realtà, nella fiaba dei fratelli Grimm hanno l’unica funzione di mettere in risalto gli importanti sviluppi della vicenda. Quello che colpisce in Biancaneve è che, mentre i genitori, dal punto di vista fisiologico, creano il bambino, è proprio l’arrivo del bambino a far sì che queste due persone diventino genitori.
Così, è il bambino che crea i problemi parentali, e con questi sopravvengono i suoi propri. In genere le fiabe iniziano quando la vita del bambino è giunta, in qualche modo, a un punto morto. In Hansel e
Gretel la presenza dei bambini crea problemi ai genitori e, a causa di ciò, la vita diviene problematica per gli stessi. In Biancaneve, non è una difficoltà esterna come la povertà, ma il rapporto tra la bambina e i suoi genitori a determinare la situazione problematica. Ed è da questo punto focale che si
snoda la messinscena di Terrateatro. E’ questo conflitto tra figlia e madre a dare lo slancio alla rilettura della fiaba. Ciò che intendiamo mettere in luce è la forza interiore di Biancaneve che, compresa la difficoltà di rapporto, si accinge all’impresa disperatamente solitaria di trovare se stessa.
Gli anni che Biancaneve trascorre con i sette nani rappresentano il suo periodo di avversità, di problemi da superare, le sue fasi di sviluppo. La figura genitoriale materna diviene nella storia vittima del gioco edipico tra madre e figlia per conquistare il padre. Sembra essere questo il motivo del
conflitto, volersi contendere il padre, la non accettazione da parte della madre/matrigna della bellezza della figlia e del deterioramento della sua di bellezza. Esiste, però, anche la figura paterna che, seppur dimostrando appieno la sua debolezza al cospetto della moglie, riesce a mettere in salvo la piccola Biancaneve. Perchè la figura del cacciatore che grazia la fanciulla, non è forse il padre che, libero del suo fardello d’amore, la riaccoglie a sé lasciandola salva nel bosco, libera di crescere, di affrontare il
suo destino consapevolmente?
Attraverso passaggi simbolici ed episodi pieni di forza rappresentativa, i piccoli spettatori si identificano nell’eroina, ne fanno proprio il messaggio, imparano a riflettere su se stessi.
Tutto il lavoro di messinscena si snoderà attraverso queste fasi fondamentali, senza mai perdere di vista la storia originale, anzi difendendola fino in fondo. Gli oggetti onnipresenti e mastodontici vivono
di vita propria, attraversano lo sguardo dello spettatore, quasi impongono una riflessione che va oltre l’evidente. Così come gli attori, vivi di una presenza corporea speciale e potente, hanno il compito arduo di “portare” allo spettatore tutta la forza dolce e determinata di Biancaneve, Principessa
assoluta dei pensieri infantili e adolescenziali.
Il progetto intende riflettere sull’infanzia, ma anche sui diritti dei bambini: il diritto al gioco, alla dimensione infantile, ma anche il diritto di crescere e diventare adulti consapevoli, preparati, autonomi.
Quali sono le strade possibili per diventare grandi? In questo spettacolo i nostri personaggi faranno i conti con l’abbandono, la paura, la scaltrezza, l’ingordigia, la fantasia. Il teatro, grazie al suo linguaggio fatto di immagini, simboli e musica, aiuta gli spettatori ad affrontare il viaggio , all’inizio
mano nella mano, per poi rendersi conto di poter proseguire verso la libertà piena, anche da soli.