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Pubblicato il 26 Luglio 2012

ASPETTANDO TROILO E CRESSIDA: FOTORICORDO

Istantanea Polaroid
Fotoricordo.

Come entrano sei attori in una cinquecento?
Semplice, due davanti, tre dietro, una nel bagagliaio e due punti alla patente.

Martedì 24 Luglio, ore 21:00
In diretta dalla rinomata ex-mensa Italtel, chicca dell’architettura teatrale moderna italiana,
presentiamo in anteprima assoluta la prima tirata completa del "Troilo e Cressida".
I gentili spettatori sono pregati di non muoversi,
non fiatare,
non respirare se non in caso di estrema necessità
e spegnere cellulari e bambini.

Ho cominciato a conoscere quest’opera il 3 Luglio.
Sono 21 giorni che sento leggere, spiegare, sviscerare ogni personaggio e situazione, recitare monologhi, apportare modifiche, studiare il copione ufficiale, montare le scene, cucire e ricamare più tasselli insieme, e finalmente, stasera, il puzzle è completo.
La tessitura di ordito e trama è giunta a termine, lo spettacolo si affaccia dal principio e rotola con precisione fino all’ultima battuta.
E mi sembra incredibilmente breve.
Ben fatto, sì, ma troppo pulito.
Come fosse solo una sintesi di tutto quello che è stato Teatro finora.
Come se difettasse di tutta una parte, di tutto ciò che ha riempito questi giorni.

Hanno saltato la parte in cui
conosci attraverso un personaggio finto una persona vera,
qualità e difetti, curiosità, banale e vitale quotidianità di ognuno.
Mancavano i tremori, gli errori,
le gaffe, le battute, le difficoltà, i miglioramenti.
Non c’erano gli esercizi di riscaldamento, i primi contatti psicofisici con il palco,
la fatica della tensione, della stanchezza, e del caldo.
Caldo con quelle luci immerse nel buio del sipario, caldo sotto i sobri vestiti da lavoro e con addosso quella discreta dose di adrenalina.
Si sono dimenticati
i settantadue caffè e le quattrocento sigarette,
la musica sbagliata che parte al momento sbagliato,
la coda della confidenza che piano s’insinua nelle chiacchierate blande,
la pioggia che ti costringe in un’inquietante chiesa fatiscente.

Ci sarebbe da premere il pulsante "pause" ogni minuto,
e spiegare alla ragazza che mi è accanto e vede tutto ciò per la prima volta,
che quando all’inizio Troilo provava questa scena, in tuta,
sembrava che l’armatura lo stesse asfissiando
ed armature non ce n’erano;
dirle che Cressida ha provato e riprovato quel singolo movimento
finché non le è venuto perfettamente a tempo con la musica.
Vorrei raccontarle
che quando ho sentito recitare il monologo di Cassandra
per la prima volta
mi è venuta la pelle d’oca.
E’ stato sconvolgente,
la cosa più viva che io abbia mai visto.
E lei stava recitando.
Qualcuno deve avvertirla
che la fasciatura stretta sull’òmero di Achille
non fa parte del suo costume di scena,
e che Pandaro, con i suoi tacchi vertiginosi
ha rischiato ogni due per tre di rompersi l’osso del collo
per colpa della rete sulla pedana
(che però fa scena).
Come può immaginare
che per la coreografia della morte di Ettore
sono state impiegate più di tre ore
e qualche stiramento muscolare?
(N.B. Dalla regia mi raccomandano di assicurare
che nessun Mirmidone è stato maltrattato e/o sfruttato per il montaggio di suddetta scena).

Ho capito.
Portare in scena una rappresentazione teatrale
significa mettere in un capiente scolapasta tutta l’abbondante porzione di tempo,
passi, parole, aneddoti, retroscena, lavoro
e sgocciolare dal tutto
il prodotto finito,
solo quello che si vedrà
una volta aperto il sipario.

Ed allora mi sento incredibilmente ricca.
Incredibilmente fortunata
per aver avuto il privilegio di assistere
all’aurora dello spettacolo.

M.