A BAITA

TEATRO STABILE d’ABRUZZO COMUNE DI L’AQUILA
In collaborazione con
ATAM ASSOCIAZIONE TEATRALE ABRUZZESE MOLISANA
Stagione Teatrale Aquilana 2009/2010

AUDITORIUM GUARDIA DI FINANZA
Domenica 2 maggio ore 16,30 turni A e B
A BAITA
dedica a Mario Rigoni Stern
di e con Marco Paolini

Marco Paolini ha scelto di essere presente nella stagione teatrale 2009-2010 con una serata che esula dal repertorio proposto nei teatri italiani in questa stagione e che vuole essere una dedica al pubblico de L’Aquila.

A baita è una serata speciale, che si rifà allo spettacolo teatrale Il Sergente ispirato all’opera Il Sergente nella neve di Mario Rigoni Stern.
Ambientato nell’inverno 1942-43, il libro affronta uno degli episodi più drammatici nella storia della seconda guerra mondiale: la ritirata dei soldati attraverso la taiga russa. Ormai allo sbando e circondati dall’Armata Rossa, i personaggi del racconto, reali e non di fantasia, cercano di sopravvivere durante la ritirata, passando da un villaggio all’altro con alterne fortune. Li guida un giovane sergente, che diventerà poi lo scrittore del romanzo.
"Per Mario Rigoni scrivere è stato un anticorpo alla disumanità. Ecco, forse quello che sto cercando è un anticorpo alla disumanità della condizione di spettatore. È un’illusione credere di esser spettatori di una guerra lontana perché quando pensi di essere spettatore, sei vittima senza saperlo. Senza la coscienza che non puoi chiamarti fuori, che se rimuovi questa cosa dalla tua vita, stai già scivolando in una perdita.
Mi ritrovo nella voglia di non arrendersi che era di Rigoni e dei suoi alpini, ma non come gesto di eroismo, lui marciava nella neve portandosi in spalla il peso tremendo delle armi. I volantini russi dicevano: italiani, siete a quattromila chilometri da casa, arrendetevi. Chi si arrendeva all’evidenza della realtà, alla stanchezza, chi rinunciava alle armi che aveva, a oliarle, pulirle e tenerle in efficienza, era finito. Io penso che la democrazia sia la nostra arma, quella che ha bisogno di manutenzione, e la dobbiamo curare.
Non un lavoro di denuncia ma nemmeno un medicamento per l’anima perché credo che il teatro non possa essere ne terapia ne antidoto. Penso alla possibilità di attingere all’esperienza, e che questo serva alla memoria, serva a prepararsi meglio ad affrontare le cose. Un teatro forse come addestramento, come istruzione".
Marco Paolini
TSA